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La concezione della donna 

La condizione delle donne è molto grave, soprattutto per le vedove o le ragazze madri, esse sono sprovviste di qualsiasi risorsa, in quanto per tradizione tutte le donne, a qualunque grado di società appartengono, non hanno diritto di ricevere in eredità le “proprietà” dei mariti o padri. 
Nel 1995 le donne vedove del villaggio Condij Agnate si sono riunite in una associazione che hanno denominato FAFALE che significa , tradotto nella nostra lingua “ Costruiamo la pace” 
Queste donne, di loro iniziativa, hanno piantato molti alberi per combattere la desertificazione, hanno lavorato la terra coltivando mais manioca e cereali. 
Purtroppo però non avendo la possibilità di conservare il loro raccolto in un luogo appropriato per lo stoccaggio, sono obbligate a venderlo a bassissimo costo e poi ricostrette, nel momento di necessità, di ricomprarlo dai loro stessi acquirenti ad un prezzo maggiorato anche di 5 volte. 
LA COSTRUZIONE DI UN SILOS sarebbe per il villaggio la soluzione migliore per riuscire a combattere la fame a sopperire ad altre esigenze primarie ed inoltre eviterebbe l’esodo dei coltivatore verso la città che è gia affollata di disoccupati. 
Ribadiamo che l’obiettivo principale di questa associazione è quello di poter realizzare questo sogno. 
E’ stato individuato un terreno idoneo a tale scopo, è stato approntato un progetto, il costo dell’opera è di circa 20.000 euro. 
Ora ci aspettiamo che il nostro sogno divenga realtà!Le storie di vita della donne del villaggio di Condij Agnate , sono, purtroppo , molto simili, Vi raccontiamo quella di Zephirine, la donna che si occupa dei bimbi alloggiati nella casa famiglia di Maman Lokossi ed è anche la dirigente del gruppo FAFALE: 
Sono nata 39 anni fa a Lomè dove ho studiato e vissuto con la mia famiglia sino a 16 anni, quando mio padre mi ha dato in moglie a un uomo che mi ha portato a vivere in Costa d’Avorio Con lui ho vissuto 19 anni e ho avuto 7 figli. Durante questo periodo mio marito non ha mai accettato che frequentassi un qualsiasi corso che mi desse una formazione, cosi come non mi ha mai dato la possibilità dei dedicarmi a qualunque attività. Ero completamente a suo carico anche se in realtà lui non si occupava affatto di me, non mi dava i soldi per comperare da mangiare era lui stesso che preparava i pasti dava da mangiare ai bambini e metteva sotto chiave il resto senza che io potessi cibarmi, mi arrangiavo chiedendo ai vicini di casa. 
Quando sono rimasta nuovamente incinta lui ha rifiutato la paternità e mi ha cacciata di casa. 
Sono allora tornata al villaggio sino a quando è nato il bambino, poi ho iniziato a vendere pomodori al mercato cosi ho iniziato a sopravvivere, mio marito non ha mai dato il permesso ai bambini di venirmi a trovare diceva loro che se l’avrebbero fatto anche loro sarebbero stati cacciati da casa. 
Ho iniziato poi a lavorare nei campi e produco farina di manioca che rivendo al mercato, i miei guadagni vanno ai miei bambini e a quelli che vivono nella casa di accoglienza. 
Faccio parte anche del gruppo fafale , e ora desidero che il Gruppo possa svilupparsi e avere più opportunità. Poiché non possiamo contare su basi economiche sufficienti per aiutare tutte le donne in difficoltà, speriamo nell’aiuto o donazioni che qualunque persona avrà la possibilità di farci, saranno da noi apprezzati e ci permetteranno di rendere più forte il Gruppo, dandogli inoltre maggiore stabilità.